L’affascinante cultura giapponese non si riduce alla sola arte culinaria, ma racchiude in sé molte tradizioni e molti rituali. Tra questi, il più famoso è probabilmente il rito della cerimonia del tè.

Una simpatica leggenda narra che la pianta del tè sia nata nel VI secolo da un monaco buddista: col timore di addormentarsi durante la sua lunga meditazione, il monaco decise di tagliarsi le palpebre. Queste, cadendo nel terreno, diedero vita alla pianta del tè.
In modo collegato, il tè veniva dapprima utilizzato esclusivamente dai monaci per evitare di assopirsi durante la meditazione e per mantenere sempre alta l’attenzione e la concentrazione necessaria. Man mano, si diffuse in tutta la popolazione.

Anche le modalità del rituale sono cambiate nel tempo: inizialmente non era necessario un ambiente dedicato e veniva trattato come un semplice incontro tra familiari e amici.
Divenne poi una vera e propria filosofia che abbracciò quella zen fino a divenire un rituale che si celebra in un’apposita stanza, cha shitsu: essenziale e minimale, questo luogo fisico rappresenta il vuoto ricercato nella filosofia zen, un momento di meditazione e contemplazione dello spazio mentale e meditativo.

Anche il giardino ricopre un ruolo fondamentale nel rito: è da qui che inizia il percorso verso la stanza del tè, momento in cui l’ospite lascia alle spalle la routine e la città per immergersi nel silenzio e nella meditazione.

È proprio nel silenzio assoluto, infatti, che si svolge la cerimonia: un insieme di gesti saldi e lenti eseguiti sia da parte del padrone di casa che prepara il tè, sia dagli ospiti che lo ricevono in tazza.
Si tratta di un tipo di tè denso, dal vivo colore verde e dal forte sapore di erba, preparato nel tetsubin, un bollitore in ferro dal design essenziale, fortemente influenzato dal mondo zen (assenza di decorazioni o disegni ispirati alla natura).

Con regole severe e rigide, abbiamo notato che il tè rappresenta per la cultura giapponese un valore sociale molto importante. Nonostante la modernizzazione e l’attrazione verso i valori occidentali, la popolazione giapponese resta ancora molto legato alle tradizioni.

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