Divenuto con gli anni uno dei settori principali dell’economia giapponese, i manga sono conosciuti in tutto il mondo: di ogni genere e di diverso stile, riescono ad appagare ogni esigenza. Qual è la storia e l’origine dei manga?
Riconosciuti da alcuni come una vera e propria forma d’arte, i manga giapponesi affondano le loro radici nel periodo Edo, intorno al ‘600, quando in molti templi venivano illustrate scene religiose. In seguito, quando si diffusero queste “vignette” anche tra la popolazione grazie alla riproduzione su tavolette di legno, cominciarono a farsi strada anche altri tipi di vignette.
Durante questo periodo, si affiancò il termine edo in quanto con il termine manga veniva inteso lo stile del disegno. Negli edo venivano rappresentati soggetti meno religiosi di quelle dei templi e spesso si trattava di scene e di grafiche a carattere erotico o satirico.
Agli inizi del ‘700 apparvero pergamene e rotoli rilegati che raccoglievano i toba-e, una serie di fumetti, che venivano venduti al pubblico in grosse quantità. Risale al 1702 la più antica raccolta di manga giapponesi: Shumboko Ono volle infatti raccogliere tutti i suoi disegni in un libro. La tradizione dei toba-e si estese a tutta la società giapponese.
Seguirono i kibyoshi, un altro genere di libro illustrato che rappresentava storie di vita quotidiana. La natura del racconto era mirato ad un pubblico adulto in quanto si trattava sempre di storie a carattere serio e maturo.
Il termine manga viene tradotto letteralmente con immagini casuali o immagini senza senso logico, ma è il risultato di una composizione di ideogrammi: man significa casuale e ga significa disegno.
I primi utilizzi della parola manga avvennero inizialmente per accompagnare alcune pubblicazioni di libri di illustrazione, tra cui quella dell’artista Katsushika Hokusai, autore della famosa xilografia “The Great Wave off Konnagawa”. L’artista, infatti, realizzò una serie di collezioni intorno alla metà dell’800 che definì lui stesso “manga”, riferendosi a schizzi o a immagini bizzarre.
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