La società giapponese ha sempre prestato grande attenzione alla natura ed è spesso sul passaggio tra due stagioni che si celebrano molte feste. La cucina giapponese, soprattutto quella tradizionale, esalta sempre la stagione in corso con la scelta di ingredienti e colori da abbinare in base ad essa.
Kaiseki, ad esempio, è un pasto della cucina giapponese composto da tante e piccole portate. Il termine utilizzato si riferisce alle competenze tecniche che occorrono per cucinare un pasto del genere, ritenuto di alta gastronomia.
Gli stili dei Kaiseki possono essere due:
- kaiseki, pasto in cui le portate (fino a 14) sono servite su differenti piatti
- kaiseki-ryōri, pasto semplice servito in un’unica soluzione
Tradizionalmente, il kaiseki veniva servito durante la cerimonia del tè per arrestare l’appetito in modo da poter apprezzare meglio la degustazione della bevanda. Si trattava di un pasto moderato composto da una ciotola di riso con tre contorni ed una zuppa, e dunque si trattava del kaiseki-ryōri.
La diffusione di questo pasto giapponese si ebbe quando alcuni locali iniziarono a servire del kaiseki al di fuori della cerimonia del tè.
La cucina giapponese, come accennato, ha un rapporto molto stretto con la natura: più un cibo è radicato nella stagionalità, più esprime sinergia. Si rispetta dunque il tema della stagione, esaltandone il loro gusto originale. Si esprime l’essenza dei prodotti di stagione e locali, anche e soprattutto attraverso i modi di preparazioni locali.
Rivestono un ruolo molto importante anche la porcellana e le stoviglie utilizzate ma soprattutto come viene ornato il tavolo e la composizione dei piatti. Per la decorazione del piatto, ad esempio, si utilizzano elementi naturali come fiori, foglie di bambù, wasabi.
Il kaiseki è dunque il grado massimo di gastronomia giapponese in quanto ingloba le peculiarità della cucina di stagione elevata ad una raffinatezza spettacolare.